Spingersi oltre
Jonathan Livingston è probabilmente il gabbiano più conosciuto ed apprezzato al mondo, eppure mi è capitato di leggere la sua fiaba solo lo scorso week-end, nonostante ne avessi sentito parlare innumerevoli volte.
Il gabbiano Jonathan Livingston (titolo originale Jonathan Livingston Seagull) è il romanzo breve grazie al quale, attorno agli anni ’70, Richard Bach (Oak Park, 1936), ex pilota dell'aeronautica statunitense, si è conquistato un posticino nel cuore di milioni di lettori sparsi nel mondo. Se il lettore ignorasse completamente il precedente impiego di Bach potrebbe facilmente intuirlo alla lettura del volumetto. Il dettaglio e la passione con cui egli rappresenta, infatti, il volo degli uccelli è qualcosa che va oltre la mera descrizione, sembra anzi di percepire a tratti i tecnicismi propri di un trattato di aviazione.
La storia è talmente breve che si impiega neanche un’ora a leggerla tutta. Inoltre l’ultima edizione italiana edita da Rizzoli intervalla costantemente il testo di istantanee in bianco e nero che ritraggono gabbiani in diverse fasi del volo e della vita. Queste immagini, oltre a rendere il racconto più leggero, viaggiano di pari passo alle parole e il lettore è immerso in una vivida immaginazione della vicenda.
Questa è, a mio avviso, una di quelle fiabe che un bambino non può non ascoltare nella sua infanzia, eppure sarebbe riduttivo limitarne i contenuti soltanto ai più piccoli. È una storia semplice, ma ha molto da insegnare anche ai grandi, a quegli adulti, in particolare, che vivono in un limbo perenne, che non si spingono mai oltre perché tutto va bene così, a quelli che credono che ormai non ci sia più nulla da imparare e anche a coloro i quali, temendo il giudizio altrui, tralasciano le proprie passioni. A tutti loro il gabbiano Jonathan urla nell’orecchio: "sveglia! Puoi fare ancora molto per migliorare te stesso e per incoraggiare gli altri a fare altrettanto".
Jonathan è del tutto fissato con il volo, non gli va giù che i gabbiani debbano goffamente volare solo per poter accedere al cibo necessario per la sopravvivenza. Lui è diverso, sente il bisogno di perfezionarsi, di imparare ancora, di non fermarsi, di abbattere i limiti. Neanche l’estradizione dal gruppo riuscirà a placare questa sua sete di conoscenza. Ma la vera perla è che nemmeno il perfido atteggiamento dei compagni dello stormo nei suoi riguardi, né l’isolamento e la solitudine che ne conseguono, riescono a distogliere Jonathan dai suoi interessi, che ha radicati nel profondo. Non biasima i suoi simili per la mancanza di fiducia che essi hanno mostrato nei suoi confronti, si limita a compatirli (nel senso più genuino del termine) per il fatto di non riuscire ad aprire gli occhi di fronte alla estrema bellezza e alla gioia che l’arte del volo può regalare ai gabbiani che continuano ad adottarla con sufficienza nella loro quotidianità. Dentro di sé, Jonathan sa già che un giorno, nonostante tutto, romperà quel divieto impostogli dal gruppo, tornerà da loro e riuscirà a convincerli che aveva ragione, riuscirà ad aprire i loro occhi e cambiare le loro piatte esistenze.
È un piccolo libro dai grandi contenuti che ogni tanto dovremmo ripescare nella mente per ricordare che abbiamo molte possibilità davanti a noi e che alcune di queste possono donarci grandi soddisfazioni.
Nel '73 Hall Bartlett diresse un film ispirato al breve romanzo di Bach con le musiche del cantautore americano Neil Diamond.