I sette peccati capitali secondo Cottarelli. Breve analisi dell'economia italiana

Pubblicato il da Daniele A. Esposito

I sette peccati capitali secondo Cottarelli. Breve analisi dell'economia italiana
I sette peccati capitali secondo Cottarelli. Breve analisi dell'economia italiana

Da un'indagine condotta nel 2014 dalla Commissione europea tramite il suo "Eurobarometro" [...] alla domanda "Quanto è diffusa la corruzione?", il 97% degli italiani rispondeva che è "molto diffusa" o "abbastanza diffusa". Dietro a noi stava solo la Grecia (al 99%).

Carlo Cottarelli

Ci sono almeno due buoni motivi per acquistare l’ultimo libro di Carlo Cottarelli (1954). Il primo è che i diritti d’autore saranno devoluti all’Unicef (come fu per i due libri precedenti pubblicati da Cottarelli sempre con Feltrinelli: La lista della spesa. La verità sulla spesa pubblica italiana e su come si può tagliare e Il macigno. Perché il debito pubblico ci schiaccia e come si fa a liberarsene), il secondo è che Cottarelli conosce bene ciò di cui parla.
Da non credere, acquistando e leggendo questo libro vi troverete in un colpo solo ad aver contribuito ad una causa umanitaria e ad aver acquisito la capacità di riconoscere lontano un miglio chi la spara grossa al bar. Non capita tutti i giorni, approfittatene!

Cottarelli, come tutti ricorderete, è quell'economista che pochi mesi fa “rischiò” di diventare presidente del Consiglio dei ministri a seguito dello stallo derivato dai risultati ambigui delle elezioni del 4 marzo. Tecnicamente l’economista fu proprio incaricato da Mattarella per formare un governo tecnico provvisorio. Scelse, poi, di indietreggiare non appena tornarono ad esserci le condizioni per un governo politico. Di lì a poco si sarebbe costituito il Governo Conte con i due vicepresidenti Salvini e Di Maio. 

In questa sua ultima fatica l’economista, che, tra le altre cose, ha nel curriculum Banca d’Italia, Eni, FMI, ci dice la sua sulla attuale situazione economica del nostro paese e lo fa con uno stile chiaro e disincantato.
Sono diversi i temi che Cottarelli tratta nel suo I sette peccati capitali dell’economia italiana.
C’è da dire, per stessa ammissione dell’autore, che i nostri peccati sono ben più di sette, ma un titolo diverso sarebbe stato meno comunicativo.
Al centro del palcoscenico troviamo evasione fiscale, corruzione ed eccesso di burocrazia. Seguono appena dietro la lentezza del sistema giudiziario e la crisi demografica. E si conclude con la questione meridionale e l’euro.

Quando si parla del Bel Paese ci si sofferma per lo più sui problemi, e non è una novità, Cottarelli ci offre, però, anche degli spunti da cui si potrebbe partire per cominciare a districare situazioni che paiono indistricabili; rimarcando, con notevole onestà intellettuale, anche quei piccoli passi già fatti da altri, e da lui considerati significativi, per incamminarsi lungo una buona strada.

Cominciamo con la pressione fiscale che, stando ai dati OCSE, da noi è tra le più alte dei paesi avanzati. Secondo i dati ufficiali, attualmente, essa si attesta intorno al 42% del PIL (mediamente è il 35% negli altri paesi OCSE). Se aggiungiamo a questo dato che da noi l’evasione è elevata, Cottarelli la stima complessivamente in 130 miliardi (probabilmente, a sua detta, sottostimandola), e suddividiamo il carico fiscale su chi effettivamente paga le tasse, scopriamo che per chi non evade la pressione fiscale è superiore al 48%, in sostanza quasi la metà dei redditi va in tasse. Eppure ci sono pubblicazioni, come  "In Italia paghiamo troppe tasse". Falso! di Innocenzo Cipolletta, che sembrano argomentare la questione in maniera differente.

Torniamo all’evasione. “Se si evadesse di meno i conti pubblici starebbero molto meglio e si potrebbero ridurre le aliquote di tassazione, il deficit e il debito pubblico. L’evasione è una forma di concorrenza sleale che danneggia l’efficienza economica e la crescita, la capacità di innovare e anche la capacità di esportare. L’evasione favorisce chi non esporta e chi resta piccolo”.
A quanto pare, mediamente, evadiamo più degli altri in Europa e questo si spiega, in parte, oltre che con lo scarso senso civico, guardando alla struttura della nostra economia. Un quarto dei nostri occupati è fatto di lavoratori autonomi e per questi evadere è più semplice, giacché, a differenza dei dipendenti, non sono sottoposti a ritenuta alla fonte. Succede lo stesso anche all’estero, anche se le proporzioni possono cambiare. Inoltre siamo un paese di piccole e medie imprese e anche per queste, ci dicono gli studi citati da Cottarelli, evadere è più semplice. Se, ad esempio, confrontiamo Italia e Germania risulta quanto segue: “il prodotto delle imprese con meno di dieci dipendenti è di circa il 30% in Italia, il doppio di quello della Germania.

Inoltre, a quanto pare, da noi gira troppo contante. Anche qui i paragoni con l’estero non sono opinabili. Questa situazione non facilita di certo la tracciabilità delle transazioni. Giustamente l’autore, ed io con lui, si interroga sull’utilità dell’aver riportato a 3000 euro il limite del contante precedentemente fissato a 1000, esternando molte perplessità.

A tutto questo dobbiamo aggiungere che la nostra politica fiscale non è in grado di ostacolare seriamente l’evasione e che l’apparato repressivo si è, fino ad oggi, mostrato troppo blando nell’applicare penalità. A tal proposito l’autore cita il libro di inchiesta di Stefano Livadiotti, giornalista de L’Espresso che si intitola: Ladri. Gli evasori e i politici che li proteggono.

Le questioni di corruzione ed eccesso burocratico sono assai più spinose. Essendo fenomeni più difficili da inquadrare, stimarne le ricadute economiche è, spesso, impegnativo. Tuttavia sono aspetti che la maggior parte di noi percepisce anche se non riesce a quantificare e che, sicuramente, figurano tra le cause preponderanti, assieme alla lentezza del sistema giudiziario, che portano gli investitori stranieri ad installare i propri business altrove privando la nostra economia di nuove risorse.
Il libro La corruzione spuzza. Tutti gli effetti sulla nostra vita quotidiana della malattia che rischia di uccidere l'Italia  di Raffaella Cantone e Francesco Caringella, citato più volte nel testo, può essere utile per addentrarsi meglio nelle tematiche trattate.

Interessante anche il tema della decrescita demografica. “Che ce ne importa del crollo demografico!”, diranno alcuni, “già la disoccupazione è alta così, figurati se fossimo di più.” Perfetto, sappiate che è proprio per questo che l’età pensionabile slitta sempre più avanti. Non si fanno più figli e, nel mentre, la popolazione invecchia. La spesa per le pensioni è, oggi, tra le più alte al mondo e sfiora il 17% del PIL. Ci tocca lavorare di più, perché non ci sono soldi per garantire la pensione a tutti. Da qui sono scaturite negli anni le riforme delle pensioni culminate con l’ex ministro Fornero. Forse la nostra ultima ancora di salvezza potrebbe essere proprio la tanto dibattuta immigrazione: è risaputo che i tassi di fertilità delle popolazioni provenienti dai paesi africani è decisamente più alta della nostra.

Sulla questione meridionale Cottarelli è prudente, non si addentra nel vespaio di cause e responsabilità che negli anni hanno portato al noto divario tra Nord e Sud. Naturalmente vede il problema e questo va risolto. “Non spetta a me discutere di tali questioni, ma credo comunque che, qualunque sia l’origine del problema, l’annullamento del divario tra Nord e Sud debba interessare il paese nella sua interezza.
Per chi fosse interessato ad approfondire, qui Cottarelli rimanda più volte al libro di Vittorio Daniele e Paolo Malanima: Il divario Nord-Sud in Italia - 1861-2011, Rubettino, 2011.

Concludo con l’euro e un ultima battuta di Cottarelli. “C’è chi dice che per far crescere l’economia italiana occorra tornare alla lira, proprio per recuperare la competitività che abbiamo perso quando siamo entrati nell’euro. Sarebbe come dire che è meglio giocare in serie B perché continuiamo a perdere in serie A.
Sulla questione della moneta unica ho apprezzato molto la trattazione che ne fa Joseph E. Stiglitz, premio Nobel per l’economia, nel suo saggio edito da Einaudi: L’Euro. Come una moneta comune minaccia il futuro dell’Europa. Egli si discosta un po' da quanto afferma Cottarelli, ma credo che qui il discorso da fare sia più articolato e vada sviluppato a parte.

Per chi volesse un altro parere altrettanto qualificato in merito alla maggior parte dei temi accennati in questo post segnalo anche Dieci cose da sapere sull’economia italiana prima che sia troppo tardi di Alan Friedman. Pubblicato quest’anno da Newton Compton, è un testo davvero scorrevole che può essere digerito da tutti. 

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