La storia, come il presente, non ci insegna nulla

Pubblicato il da Daniele A. Esposito

La storia, come il presente, non ci insegna nulla

Sul finire degli anni 90, in conclusione di un ciclo di interviste per la televisione (che trovate su youtube cliccando qui), il giornalista Alain Elkann chiese ad Indro Montanelli (1909 - 2001) cosa si aspettasse per il futuro dellItalia.
Montanelli, lucidissimo ultraottuagenario, nonché cinico intellettuale conservatore dalla risposta quasi mai scontata, dopo una breve pausa, rispose:
Debbo proprio dirglielo?
Elkann lo incalzò flebilmente, al che Montanelli tuonò: Per lItalia nessuno... Perché un paese che ignora il proprio ieri, di cui non sa assolutamente nulla e non si cura di sapere nulla, non può avere un domani.
Una dichiarazione forte che non lascia spazio ai fraintendimenti.

Oggi mi convinco che, in questo contesto di pandemia globale, tale inclemente condanna, alla luce dei recenti accadimenti, dovrebbe sconfinare al di là del Bel Paese abbracciando l’intero globo terraqueo. Abbiamo visto le potenze asiatiche e quelle occidentali affrontare in maniera per lo più goffa l’emergenza sanitaria. Minimizzando, dapprincipio, il pericolo con la manomissione delle informazioni, trincerandosi, poi, dietro ad un campanilistico scherno dei vicini sommersi e portando, in conclusione, tutti noi ad essere sotto scacco del comune flagello. A distanza di poche ore/giorni, infatti, ci siamo sottomessi, seppur in misura diversa, uno dopo l’altro, allo stesso male ingovernabile con modalità e ritrosie sociopolitiche interne che si sono dimostrate, salvo sparute eccezioni, apparentemente analoghe.

In questi momenti più che mai, le pretese moralistiche si dissolvono dinnanzi a noi come grumi di polvere mossi dal vento. Esigere di fare nostre le lezioni impartiteci dalla storia pare un progetto eccessivamente ambizioso, se constatiamo che, nell’era dell’informazione, non siamo riusciti a mettere a fuoco un processo che, fin dal principio, propagandosi a ripetizione, minacciava, davanti ai nostri occhi, di assediare allo stesso modo comunità vicine e lontane, ricche e povere, in pace e in guerra.
L’unica lezione che ognuno di noi ha portato a casa in questi giorni è che il mondo è fragile. Dannatamente più fragile di quello che avremmo mai pensato che fosse.

Alla maniera del divide et impera, che abbiamo messo in bocca ai generali del passato, seminando discordia tra popoli ed etnie diverse, l’oppressore mantiene il dominio sugli oppressi. Ma, questa volta, tra disuguaglianza sociale, disparità economiche e nazionalismi sciovinisti e gretti, il virulento nemico non si è dovuto impegnare granché nel dividerci ed è passato direttamente alla seconda fase, imperare.

Questo leggeranno sui libri di storia i nostri nipoti e, come noi, probabilmente non impareranno niente.

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